I RACCONTI DEL RUGBY

Il prezzo originale era: €10,00.Il prezzo attuale è: €8,00.


di Henri Garcia


I racconti del rugby sono storie vere: terzi tempi da leggenda, l’entusiasmo dei pionieri della palla ovale. In questo grande classico della letturatura sportiva novecentesca, tutta l’emozione dello sport di squadra più bello del mondo…

Henri Garcia

Henri Garcia è uno dei più importanti giornalisti e scrittori di rugby del Novecento. È stato dapprima caporedattore poi direttore del celebre quotidiano L'Équipe. È autore di varie importanti monografie dedicate alla palla ovale.

Descrizione

Traduzione di Samuel Cogliati
e Delphine Cassoudesalle

I racconti del rugby sono storie vere: terzi tempi da leggenda, l’entusiasmo dei pionieri della palla ovale, un prete patito per la mischia, giocatori-militari trasferiti dal Ministro per poter giocare, qualche bicchiere di troppo, le sfide mitiche del Cinque Nazioni e le prime vittorie europee in Sudafrica, un rugbista internazionale che rinuncia alla tournée in Nuova Zelanda per costruire la propria casa con le sue mani… Ci sono la passione e la lealtà, il fervore e la fierezza, l’estro e la disciplina del rugby d’altri tempi in questi dodici racconti della profonda provincia francese. Per scoprire che, al di là degli anni e dei confini, la Francia del Dopoguerra e l’Italia di oggi condividono i valori e lo spirito del più nobile degli sport di squadra.


Scheda tecnica

  • Formato tascabile (115 x 165 mm) – copertina plastificata opaca
  • ISBN: 978-88-905299-0-0
  • 256 pagine illustrate con foto d’epoca e disegni originali di Clotilde Gorlier
  • Traduzione dal francese di Samuel Cogliati e Delphine Cassoudesalle
  • 12 racconti di storie vere di rugby d’altri tempi ambientate in Francia: storie di gioco ma anche vicende umane fuori dal campo
  • Anno di uscita in Francia 1962, Editions de la Table Ronde
  • Inedito in Italia – prima edizione italiana Possibilia Editore 2010
  • L’autore: Originario dei Paesi Baschi, Henri Garcia è stato istintivamente attratto dal mondo del rugby, di cui segue l’evoluzione da oltre mezzo secolo. Giornalista sportivo di successo – è stato responsabile delle pagine di rugby, caporedattore e in fine direttore del principale quotidiano sportivo francese, L’Equipe -, è stato anche insignito del Grand Prix della letteratura sportiva nel 1986

Prefazione dell’autore all’edizione italiana

Il rugby ha un posto a parte nell’universo sportivo. Senza dubbio perché è una delle rare discipline di combattimento collettivo. Questa originalità fa sì che esiga virtù come lo spirito di squadra che lo fa vivere, o la lealtà senza la quale degenererebbe. Questo carattere – aggressivo e cavalleresco al tempo stesso – provoca una passione esaltante che fa nascere eccessi pittoreschi o biasimevoli.
È curioso constatare che, nato nella rigorosissima Inghilterra, il rugby abbia prosperato nella Francia meridionale, così pronta alla rivolta contro il potere centrale del nord, benché fosse la terra dei poeti e dei trovatori.
Attraverso le storie autentiche dei Racconti del rugby – storie di tempi eroici in cui quello che chiamavano “Re degli sport” imboccava una strada tumultuosa verso la maturità – ho voluto dipingere la sua passione, la sua nobiltà e le sue sbavature.
Eccessi che hanno peraltro indotto i maestri britannici, negli anni Trenta, a rompere con il loro impetuoso allievo. All’epoca, si poteva temere che il rugby, sport difficile, non riuscisse a svilupparsi in Francia. Invece è qui che il professionismo, a lungo osteggiato dagli anglosassoni, guardiani del tempio del dilettantismo, si è sviluppato meglio.
Oggi il campionato francese, di cui il barone Pierre de Coubertin, prima di far rinascere le Olimpiadi, arbitrò la prima finale nel 1893, attrae le più grandi star internazionali. Tutti i club al vertice hanno dovuto costruire nuovi stadi o ingrandire quelli esistenti. Il rugby si è imposto come lo sport più popolare dopo il calcio. Ha fatto clamore, richiamando varie volte 80.000 spettatori allo Stade de France di Parigi, un record mondiale per semplici incontri di campionato dello Stade Français. In questa esplosione, l’italianissimo presidente del club parigino, Max Guazzini, ha avuto un ruolo centrale, affiancando le partite con giganteschi spettacoli popolari. Tra l’altro, ha ampiamente impiegato campioni italiani, da Diego Dominguez a Sergio Parisse, passando per i fratelli Mauro e Mirco Bergamasco. Altri membri della nazionale azzurra sono divenuti illustri in Francia: Gonzalo Canale a Clermont, Andrea Masi, Santiago Dellapé, Andrea Lo Cicero e Carlo Festuccia al Racing-Metro, Craig Gower a Bayonne o Luciano Orquera a Brive. Peraltro, sono convinto che seguendo la loro scia il rugby troverà presto la sua consacrazione nella Penisola.
Non bisogna dimenticare che nei successi francesi, gli innesti italiani sono stati importanti. Prima di tutto, vennero campioni eccezionali come Mario Battaglini a Vienne, il gladiatore dotato di un calcio da gigante, Sergio Lanfranchi a Grenoble, il lottatore indistruttibile, o il bel tenebroso Franco Zani, sosia del grande attore Vittorio Gassman e miglior avanti del mondo negli anni Sessanta tra le fila dell’Agen campione di Francia.
Il rugby francese deve inoltre moltissimo ai figli di immigrati italiani, come la tribù dei fratelli De Gregorio, quella degli Spanghero oppure Philippe Sella. Max Guazzini e Jacky Lorenzetti, fiammeggianti personaggi d’origine italiana, hanno ricoperto un ruolo fondamentale nella rinascita di due mitiche società della capitale, lo Stade Français e il Racing-Metro, nelle quali hanno investito i loro patrimoni personali.
Con le nuove regole, il passaggio al professionismo, l’ingresso dell’Italia nel Torneo divenuto Sei Nazioni, la Coppa del Mondo affermatasi come terzo evento mediatico universale (dopo i Mondiali di calcio e le Olimpiadi), il rugby ha acquisito una nuova statura internazionale. Ma per fortuna ha saputo preservare il suo spirito cavalleresco. Ecco perché possiamo ancora dire, come il grande scrittore Kléber Haedens nel secolo scorso: «È un fuoco che arde. Lascia nei migliori un non-so-che di dorato».
Henri Garcia

 

Informazioni aggiuntive

Peso 0,24 g
Dimensioni 16,5 × 11,5 × 1,4 cm

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