Descrizione
di AA.VV.
a cura di Samuel Cogliati
La calorosa accoglienza riservata dai lettori alla Prima antologia italiana del Rouge&leBlanc ha confermato la grande attenzione del pubblico per questa pubblicazione e per i temi che tratta con appassionata acutezza, ma anche grande rigore. Com’era già nelle nostre intenzioni, dunque, la Seconda antologia è venuta da sé. Tuttavia, questo volume si è confrontato subito con una scelta radicale: era opportuno proporre alcuni servizi di evidente interesse, ma talora datati? La risposta ci è parsa ovvia: LeRouge&leBlanc fa parte di quelle pubblicazioni che, come i buoni vini, invecchiano lentamente, e spesso fruttuosamente. Siamo lontanissimi dalla logica dell’instant book, ma semmai prossimi a quella di un contenuto enciclopedico, che dura nel tempo. Con questa nuova raccolta, il lettore parte alla scoperta di regioni mitologiche (come la Borgogna o la Champagne), ma anche di luoghi e attori meno noti del panorama francese.
In questa antologia:
• Borgogna: uno sguardo critico e ficcante sui migliori Premier cru di Chablis
• una visita irripetibile al domaine più prestigioso del mondo, la Romanée-Conti
• Borgogna: l’analisi in profondità del terroir e dei Premier cru bianchi di Chassagne-Montrachet
• la scoperta di una sorprendente denominazione del Sud-ovest: Gaillac
• l’incontro con i Grand cru alsaziani del domaine Zind-Humbrecht
• Côte des Blancs, l’eccellenza tra gli champagne di récoltant: Agrapart
Editoriale di servizio
La calorosa accoglienza riservata dai lettori alla Prima antologia italiana del Rouge&leBlanc ha confermato la grande attenzione del pubblico per questa pubblicazione. Com’era già nelle nostre intenzioni, dunque, la Seconda antologia è venuta da sé. Tuttavia, questo volume si è confrontato subito con una scelta radicale: era opportuno proporre alcuni servizi di evidente interesse, ma ormai datati? La risposta ci è parsa ovvia: LeRouge&leBlanc fa parte di quelle pubblicazioni che, come i buoni vini, invecchiano lentamente, e spesso fruttuosamente. Siamo lontanissimi dalla logica dell’instant book, ma semmai prossimi a quella di un contenuto enciclopedico, che dura nel tempo. Così, in qualche caso abbiamo semplicemente riattualizzato alcuni articoli, in altri casi non ce n’è stato bisogno.
Chablis Premier cru. Il dettagliato reportage di Philippe Barret mette in luce la viticoltura dello Chablisien, affaticata da decenni di chimica e di rese elevate, ma racconta anche gli sforzi che alcuni produttori sensibili stanno compiendo, sia in vigna sia in cantina, per uscire da questo stallo. La degustazione collettiva, invece, traccia una vera radiografia dei migliori Premier cru, e allo stesso tempo stravolge e rimette in discussione alcune (presunte?) gerarchie qualitative: i vini di domaine tanto celebrati, come Dauvissat e Raveneau, non appaiono così saldamente alla guida dell’appellation. Le appendici di questo servizio sono un utilissimo corredo dedicato a dei vignaioli – Thomas Pico, Louis Michel e Olivier De Moor – cui le degustazioni collettive non avevano sempre arriso. Peraltro, quei vini più vecchi entrano ora nella loro fase di maturità, ed è quindi il momento di iniziare a berli!
Domaine de la Romanée-Conti. Come lasciarsi sfuggire l’occasione di pubblicare, anche per i lettori italiani, il racconto della visita al più prestigioso domaine del mondo, e l’intervista al suo custode, Aubert de Villaine? Il condirettore del Domaine ci parla della «finezza di maturità»: un concetto “insolito”, straordinariamente sottile e quasi mistico, se si pensa a quanto tecnologicamente vengano invece di solito affrontati temi come la maturazione dell’uva. Inoltre, de Villaine parla dei pinots declinandoli al plurale, per sottolineare la centralità della biodiversità, legata al concetto di selezione massale. Un’idea antica, che cozza con la standardizzazione del gusto, delle pratiche, e del materiale vegetale…
I Premier cru bianchi di Chassagne-Montrachet. Ancora lo chardonnay al centro di un reportage, all’interno del lungo capitolo dedicato alla Borgogna in quest’antologia. Frank Sauvey, profondo conoscitore della regione, offre un’analisi chirurgica del terroir e del suo rapporto con il gusto. Ma soprattutto, una meticolosa selezione dei vini, condotta in numerose e lunghe sedute di degustazione, allo scopo di ottenere una scrematura approfondita e autorevole. E poi i riassaggi delle stesse cuvée a distanza di mesi… Infine, lo scrupolo supremo di un’analisi di laboratorio sulla questione dei solfiti, che ha aleggiato sull’insieme di questa ricerca.
Gaillac e il Sud-ovest sconosciuto. Jean-Marc Gatteron, esploratore delle aree meno note del vigneto francese, ci porta alla scoperta di Gaillac, con la grande varietà di espressione dei suoi vini. Vitigni, colori, tipologie e vari gradi di dolcezza hanno richiesto ai redattori di annotare molte informazioni nelle schede di degustazione. Siamo al cospetto di una complessità che questa Aoc non riesce a formalizzare. Un caso che da un lato denota l’inadeguatezza della legislazione vitivinicola, e per altro verso la diversità del panorama del Sud-ovest: irruento, anarcoide, ribelle…
Inoltre, nonostante la discontinuità geologica e climatica di questo territorio e la varietà delle cultivar, emerge un filo conduttore. Nel racconto della degustazione tornano spesso gli stessi termini: canditi, cotogna e pere per i bianchi; frutta rossa e liquirizia per i rossi. L’interesse di quest’articolo è dimostrato anche dal gran numero di grappoli attribuiti dal comitato di degustazione. Le considerazioni sull’invecchiamento dei vini vanno invece reinterpretate a posteriori.
Alsazia e Champagne: Humbrecht e Agrapart. Infine, due vignaioli d’eccezione: Olivier Humbrecht e Pascal Agrapart, figli ed espressione di altrettante zone eccezionali, l’Alsazia e la Champagne. Il pezzo sul domaine Zind-Humbrecht testimonia la capacità che i grandi vini hanno di sorprendere anche i degustatori più avveduti e navigati.